LinguAGGIO universale
Ad oggi, nel mondo si calcola una popolazione di 8 miliardi di persone. Ognuna di esse si distingue per religione, etnia, filosofia di vita, lingua scritta e parlata. Si stima infatti che esistano attualmente più di 6000 idiomi, molti dei quali sono purtroppo in via di estinzione.
Risiediamo in un mondo vasto, confuso e incredibilmente variegato che sente la necessità di un linguaggio universale, in grado di unire popolazioni illusivamente diverse tra loro. Oggi più che mai si sente il bisogno di considerarsi abitanti della Terra, accomunati da valori indissolubili e duraturi. Una delle espressioni in grado di superare qualsiasi barriera linguistica è l’immagine che, nel caso di Giovanni Simone, si concretizza nella realtà fotografica.
In questa vita sempre più virtuale, nonostante l’apparente velocità di interconnessione, tendiamo spesso a un distacco emotivo. Questo ci allontana sempre di più da quell’ideale di comunità di cui tanto avremmo bisogno, per una partecipazione volta alla creazione di un mondo nuovo, proiettato a concepire la diversità come un grande dono.
La fotografia può rappresentare il simbolo in grado di riportare l’attenzione sulla consapevolezza di ciò che sentiamo davvero, un mezzo per un vero e proprio linguaggio unico, in grado di svincolarsi dalle parole per dare spazio a ciò che più ci accomuna: le emozioni.
Raccontare le storie del mondo è il modo migliore per stabilire un contatto con differenti universi. Per questo ogni sua foto tenta di catturare le realtà difficilmente spiegabili con le parole, salvando il momento per proteggerlo dallo scorrere del tempo. Ognuna di esse racconta la storia dell’attimo in cui è stata scattata, il ricordo dell’esperienza vissuta e la bellezza della ricerca della conoscenza.
“Considero l’essere viaggiatore come una filosofia di vita, una forma di cognizione, un modo per celebrare il dono della vita. Dopo anni di viaggi esplorativi sono giunto alla profonda convinzione che la fotografia possa essere quel linguaggio universale in grado di diffondere un messaggio di speranza per il nostro futuro. Essa, infatti, si innalza al di sopra delle diversità linguistiche e trova il suo punto di forza in un elemento a volte comune: la vista. Le foto non hanno bisogno di traduzioni, è sufficiente osservarle per percepire i propri stati d’animo, mettendoci in connessione con la nostra esistenza.
In fondo la vita non è altro che un viaggio di scoperta, un’attrazione perpetua per quel senso di partecipazione capace di rendere ogni istante colmo di significato.
Giovanni Simone
Da sempre dedica la sua vita alle spedizioni antropologiche. Considera l’essere viaggiatore come una filosofia di vita: è in fondo, una forma di consapevolezza, un modo per celebrare il dono della diversità. Nonostante la sua età, osserva ciò che lo circonda con gli occhi di un bambino. All’inizio, accende l’interesse su una zona della Terra, poi inizia il suo periodo di studio e solo alla fine parte, dando finalmente corpo alle persone e ai luoghi a lungo esplorati con la mente.
E le fotografie? A volte spiegano che lo scatto cattura un attimo di luce. Ma cos’è la luce? Lui la considera una forma pura di energia. Bisogna conoscerla, saperla leggere nell'ambiente circostante e solo alla fine si riuscirà ad intrappolarla fermando il Tempo.
Ogni sua foto racconta la storia dell'attimo in cui è stata scattata, il ricordo dell'esperienza e la bellezza del confronto con mondi lontani dal nostro.